Il Cuore Antico della Sardegna Batte per il Mondo: Le Nostre Domus de Janas sono Patrimonio dell'Umanità!
Ci sono notizie che non leggi semplicemente, le senti. Ti arrivano dritte al cuore, lo fanno sobbalzare e lo riempiono di un orgoglio così profondo che è quasi impossibile da spiegare a parole. Oggi è uno di quei giorni. Eja! Avete letto bene: da oggi, le nostre Domus de Janas, con la magnifica necropoli di Anghelu Ruju a fare da capofila, sono ufficialmente Patrimonio dell'Umanità UNESCO.
Mi si ghettat su coro de s'allirghia! Il cuore mi esplode di gioia.
Questa non è una vittoria da poco. È il sessantunesimo sigillo dell'UNESCO sull'inestimabile patrimonio culturale italiano, ma per noi sardi è la terza perla di una collana preziosissima, che si aggiunge a Su Nuraxi di Barumini e al Canto a Tenore. È il riconoscimento mondiale di ciò che noi abbiamo sempre saputo: che la nostra terra non è solo un paradiso di spiagge e mare cristallino, ma è soprattutto la culla di una civiltà millenaria, unica e potente.
Per chi non è sardo, forse il nome "Domus de Janas" suona esotico, misterioso. Per noi è la voce degli antenati. Le chiamiamo "Case delle Fate", ma sappiamo bene che erano molto di più. Erano grembi di pietra scavati nella roccia viva con una perizia che ancora oggi lascia senza fiato. Erano i luoghi del passaggio, santuari dove i nostri avi del Neolitico affidavano i loro cari al grande viaggio oltre la vita, circondandoli di simboli, di arte, di speranza.
Pensateci un attimo. Migliaia di anni fa, uomini e donne con strumenti rudimentali hanno modellato la roccia madre per creare architetture eterne. Hanno dipinto e inciso corna di toro, spirali, porte finte verso l'aldilà. Non erano "primitivi", erano architetti, ingegneri e sacerdoti di una spiritualità profondissima, legata alla Dea Madre e ai cicli della natura.
E Anghelu Ruju, vicino ad Alghero, è la summa di questa grandezza. Camminare lì dentro, nel silenzio rotto solo dal vento, toccare quelle pareti dove ancora affiora l'ocra rossa, significa sentire un'energia che attraversa i millenni e ti parla direttamente all'anima. È un'esperienza che ogni sardo, e ogni essere umano, dovrebbe fare almeno una volta nella vita.
Questo riconoscimento non è solo una targa da appendere o una riga in più sulle guide turistiche. È un abbraccio che il mondo intero fa alla nostra storia. È la conferma che quelle pietre silenziose hanno una voce universale, capace di raccontare una storia che appartiene a tutta l'umanità.
Ma un traguardo così immenso non arriva per caso. Dietro questo successo c'è il lavoro instancabile, la ricerca meticolosa e la visione di anni. Per questo, un ringraziamento enorme e sentito va alla Professoressa Giuseppa, nota a tutti come Peppina, Tanda. È stata lei, già direttrice della Scuola Post Universitaria di Scienze Archeologiche dell'Università di Cagliari, a coordinare con passione e dedizione ineguagliabili tutto l'apparato di studi, ricerche e organizzazione amministrativa che ha costruito le fondamenta scientifiche di questa candidatura. Senza la sua tenacia e il suo amore per la nostra storia, oggi non staremmo celebrando questo momento storico. A lei va la nostra più profonda gratitudine.
Adesso, a noi spetta il compito più grande. Fortza Paris! Avanti insieme! Dobbiamo essere i custodi più attenti e appassionati di questo tesoro. Dobbiamo proteggerlo, valorizzarlo, raccontarlo con l'amore che merita. Dobbiamo portare i nostri figli a vedere queste meraviglie, non come una gita scolastica, ma come un pellegrinaggio alle radici della nostra identità.
Oggi è un giorno di festa manna, una grande festa per tutta la Sardegna. È il giorno in cui il nostro cuore antico e fiero batte all'unisono con quello del mondo intero. E io non potrei essere più orgoglioso di così.
Commenti
Posta un commento